La cannabis coltivata in quantità minime con modalità casalinghe per la Suprema corte è fuori dall’area penalmente rilevante
La coltivazione di marijuana, ma in generale di piante da cui sono
ricavabili sostanze stupefacenti, è depenalizzata se indirizzata al solo
consumo personale.
È questa la conclusione cui sono approdate le
Sezioni unite penali della Cassazione, con una decisione nota per ora
solo nel dispositivo, anticipato dall’informazione provvisoria n. 27 del
2019.
Piccole coltivazioni senza reato
In attesa delle motivazioni, le Sezioni unite scrivono che devono essere considerate escluse dall’area del penalmente rilevante «le attività di coltivazione di minime dimensioni svolte in forma domestica, che, per le rudimentali tecniche utilizzate, lo scarso numero di piante, il modestissimo quantitativo di prodotto ricavabile, la mancanza di ulteriori indici di un loro inserimento nell’ambito del mercato degli stupefacenti, appaiono destinate in via esclusiva all’uso personale del coltivatore».
In attesa delle motivazioni, le Sezioni unite scrivono che devono essere considerate escluse dall’area del penalmente rilevante «le attività di coltivazione di minime dimensioni svolte in forma domestica, che, per le rudimentali tecniche utilizzate, lo scarso numero di piante, il modestissimo quantitativo di prodotto ricavabile, la mancanza di ulteriori indici di un loro inserimento nell’ambito del mercato degli stupefacenti, appaiono destinate in via esclusiva all’uso personale del coltivatore».
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