Da che mondo è mondo, molte delle maggiori invenzioni sono nate con
finalità militari. Oppure ne hanno trovata rapidamente una. Non potevano
fare eccezione, ovviamente, anche i tentativi di modificare il clima e
il perché si comprende facilmente: secondo il National Hurricane Center,
l'energia sviluppata da un uragano equivale allo scoppio di una bomba
nucleare da 10 megaton (10 milioni di tonnellate di tritolo) ogni 20
minuti. E per avere un'idea di che effetti ciò possa avere può essere
utile ricordare ciò che accadde, nel 1281, alla flotta d'invasione
mongola, lanciata alla conquista del Giappone, cui un tifone imprevisto
distrusse quasi tutte le 3.500 navi che la componevano.
A parte
alcuni vaghi esperimenti condotti negli anni 40 dalla marina Usa in
Nuova Zelanda per provocare tsunami artificiali, il primo tentativo
storico di manipolare il clima a fini bellici fu condotto dall'esercito
americano durante la guerra in Vietnam. L'operazione "Popeye", tra il
marzo 1967 e il luglio 1972, tentò di rendere impraticabile, allagandola
con piogge artificialmente provocate, la cosiddetta "pista di Ho Chi
Min", che dal Vietnam del Nord, attraverso il Laos, recava gli
indispensabili rifornimenti ai guerriglieri Vietcong nel Sud del paese.
Nonostante la riservatezza delle fonti Usa, pare che in effetti vi fu un
certo aumento delle piogge monsoniche, ma senza un esito decisivo sui
flussi di traffico e, quindi, sul conflitto. Contemporanei furono anche
alcuni studi per dirottare degli uragani su Cuba, ma senza varcare la
soglia del wishful thinking.
Più seri e determinati i piani
contemporanei di controllo climatico. Il più ambizioso è il progetto
lanciato nel 1996 dall'Accademia dell'aviazione Usa «Il tempo come
moltiplicatore di forza. Dominare la meteorologia nel 2025». Esso mira a
creare le condizioni meteo più favorevoli per effettuare le missioni
aeree. «Dalla possibilità di favorire le operazioni amiche o di
annientare quelle avversarie, fino al potere di assicurare il dominio di
comunicazioni globali e controllo spaziale, le modificazioni meteo
offrono ai piloti militari un'ampia gamma di opzioni per sconfiggere o
reprimere un avversario...Alcuni strumenti esistono già oggi, altri si
possono sviluppare e perfezionare in futuro».
Più in generale, i
militari puntano a manipolazioni del clima con effetti devastanti per il
paese attaccato, ma non tali da provocare oneri di ricostruzione troppo
elevati in caso di sua conquista o controllo sotto altra forma
indiretta.
Ricadono in questa casistica le indondazioni
artificialmente provocate; le modificazioni delle correnti oceaniche (si
sa che El Nio e la Nia possono causare enormi effetti sulla piovosità
di vastissime regioni, ma anche la modifica dell'estensione delle
calotte polari può avere forti conseguenze militari); la citata
deviazione di tempeste tropicali (a una versione pacifica intendono
lavorare Bill Gates e la sua fondazione); l'apertura di buchi nella
calotta protettiva dell'ozono (ufficialmente per alterare le
comunicazioni militari a onde ultra-corte, di fatto per poter variare
anche qui clima e abitabilità umana: il prototipo di questo progetto è
l'Haarp, vedi scheda a lato).
E, last but not least, la paventata
possibilità di causare terremoti, ipotesi che rasenta la fantascienza,
ma che, secondo alcuni studiosi seguaci del grande fisico e inventore
serbo Nikola Tesla, non sarebbe affatto utopica. Per alcuni organi di
stampa cinesi il sisma che l'anno scorso devastò la provincia cinese del
Sichuan causando 70mila vittime sarebbe il risultato di un esperimento
Usa.
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